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sabato 1 dicembre 2012

La mia "Medusa": tragedia sfiorata e record rimandato!

Di recente sono uscito poco a pesca. Dopo la reginella dei primi di novembre posso contare altre due battute, compresa quella di ieri che sto per raccontarvi.

La prima me l'aveva offerta il raduno di domenica scorsa organizzato dalla comunità di SpinningZone, di cui faccio orgogliosamente parte dal un bel po' di tempo, il cui nocciolo duro è formato da persone con cui mi trovo benissimo e che sono veramente contento di aver incrociato sul mio cammino. Riguardo la possibilità di prendere qualcosa, però, c'è poco da raccontare: giornata di sole, mare piatto con pesci completamente assenti, tolto qualche sugarello... il minimo per sperare di catturare, il massimo per godersi un'allegra mattinata in compagnia di amici e nuove conoscenze.

La seconda uscita invece, quella di qualche giorno fa, necessita di un racconto dettagliato e qualche riflessione. La mancanza di catture da 20 giorni mi aveva messo in forte crisi di astinenza (anche se l'unico cappotto è stato al raduno) e così, memore di precedenti battute in condizioni difficili, ho programmato l'uscita con una situazione a dir poco "estrema": mare forza 7 (forse 8) con onde di 4-5 mt., venti da sud di 30 nodi medi, con raffiche oltre i 40, e pioggia, il tutto ovviamente da gustare con il buio! La situazione era troppo al limite per lasciarmi indifferente a casa e allo stesso troppo "particolare" per non mettere in conto qualche imprevisto, che purtroppo non è mancato.

A questo punto alcuni di voi staranno pensando che bisogna essere pazzi  per uscire con queste condizioni, forse perché ancora identificano la pesca con l'immagine mentale di una canna ferma, una sediolina e una sigaretta in mano, nell'attesa che il cimino si fletta. Ma io sono uno spinner, ovvero un cacciatore di predatori marini (e quanto prima anche sciapi), non un bolognesaro di porto! (...con tutto rispetto, ovviamente). Io amo la dinamicità di questo tipo di pesca, gli scenari che la natura mi offre ed anche la stanchezza, i sacrifici e tutte le difficoltà che si frappongono inevitabilmente tra me e quei quattro pesci che finiscono fotografati e condivisi sul web e, quando lo meritano o quando mi ricordano una particolare situazione vissuta, addirittura appesi appesi nel mio ufficio! Quindi, per tornare in argomento, stavolta ero convinto che da quell'inferno potesse venir finalmente fuori la spigola della vita, quella dalla doppia cifra!

Insomma, dopo un "fai quello che vuoi" della mia amata e rassegnata Signora, arrivo nei pressi dello spot e parcheggio l'auto più distante del solito, avendo intuito che il solito luogo di sosta è troppo esposto all'acqua (di mare!) che la bufera di vento diffondeva a decine di metri di distanza. Calzo i waders e la giacca da wading, mi armo di raffio, 2 artificiali palettati, la mb844 mhx, lo stradic 5000 fj e parto alla volta di una porzione di scogli non esposta direttamente alla furia del mare tempestoso. 
Durante il tragitto, costantemente inumidito dall'acqua proveniente sia dal cielo che dal mare, un'onda ha tracimato la barriera di scogli che protegge la strada, proprio dove stavo camminando, sovrastandomi di almeno 1 metro! Fortunatamente, più che il pericolo reale  (davvero minimo, tenuto conto che non poteva esserci alcun risucchio per via degli scogli più alti del livello della strada) è stato lo spavento a farmi un attimino riflettere sulla convenienza di continuare il percorso... ma, conti alla mano, la possibilità di farsi male era vicina allo zero, al massimo avrei potuto fare un altro paio di "immersioni passive" nell'acqua salata! (Azz... effettivamente un po' pazzo devo esserlo!)
Quando sono arrivato sulla "mia" mattonella, l'ho trovata occupata da altri 2 "colleghi" in waders (e un altro ancora mi avrebbe poi raggiunto poco prima di andar via). In fondo, ho subito pensato: "Così fuori di testa forse non sono, altrimenti vuol dire che di pazzi in giro ce ne sono davvero molti... mmmm... meglio così: è più prudente essere in compagnia a pesca, specie con questa tempesta!".
I due però non stavano pescando, ma saltellavano come stambecchi (cioè in perfetto equilibrio) con la testa in basso alla ricerca disperata della costosa attrezzatura (borsetta con gli artificiali) misteriosamente sparita, forse a causa del forte vento, dallo scoglio su cui l'avevano poggiata qualche minuto prima. Ad uno dei due (che chiamerò D.) su sua richiesta ho prestato volentieri la mia lampada frontale, tanto per me non era indispensabile, mentre a loro serviva per illuminare in mezzo agli scogli.
Dopo una manciata di minuti, mentre io lanciavo da posizione alta in tutta sicurezza, proprio D. intravede la borsa nell'acqua, in balia delle onde a solo un paio di metri di distanza e, dimostrando molta incoscienza, senza pensarci un attimo si arma di guadino e scende sullo scoglio più basso per cercare di afferrarla, mentre l'amico G. rimane un metro più sopra, quando d'improvviso un'onda più alta delle precedenti (ce n'erano almeno un paio abnormi ogni 5 minuti) li travolge in pieno e trascina D. nell'inferno. A questo punto mi tocca precisare che davanti a noi c'era mare aperto con fondale importante, il tutto in condizioni surreali da vera tempesta di mare, con onde enormi che si frangevano con boati assordanti, schiuma dappertutto, acqua dal cielo e fortissimo vento! Per una attimo interminabile il sangue mi si è congelato nelle vene. Ero convinto che il poverino fosse stato trascinato ad almeno 10 metri, in mare aperto, senza alcuna speranza di farcela. Inoltre, appesantito dalla giacca e dai waders che si riempiono di acqua fino alle ascelle, non credo sia facile rimanere a galla neanche con mare calmo! Lui invece, miracolosamente, è subito emerso a pochissima distanza dal punto in cui era stato strappato ed ha avuto la prontezza e la forza di aggrapparsi allo scoglio, proprio mentre una seconda onda, di quasi pari intensità, lo sommergeva nuovamente. A quel punto ho avuto la prova che qualcuno in cielo lo stava guardando: D. è riuscito a rimanere aggrappato allo scoglio e subito dopo a salirlo, approfittando di un attimo di minore irruenza delle onde, per poi spostarsi solo dopo un mio urlo ("Muoviti, che adesso ne arrivano altre!) un paio di metri più su, con l'aiuto dell'amico G. che era pronto a "raffiarlo" se ce ne fosse stato bisogno. 


Il suo viso, quello dell'amico e sicuramente anche il mio, era bianco pallido. Si è disteso su uno scoglio per qualche minuto, rivivendo di sicuro tutta la scena nella sua mente e forse ringraziando intimamente qualcuno. 
Poi, con calma, i due mi hanno salutato (D. si è addirittura scusato per avermi perso la lampada durante il "tuffo fuori stagione") e se ne sono andati. 
Ed io? Qualche lancio dovevo pure farlo! E come d'improvviso dalla tempesta una forza imponente ha strattonato per una ventina di secondi la mia canna, fino a trovare la libertà! Avevo appena perso la regina più grande che avessi mai avuto in canna, di sicuro molto più grossa del mio record personale (fermo a 6 kg. da 2 anni).

Ma adesso non mi va di spiegare i vari come perché o percome ho incannato e perso la "mitica" cattura che mi aveva spinto in quest'avventura non certo tranquilla... sto ancora pensando che la vita è una ed è molto più importante di un pesce o di una cassetta di artificiali da qualche centinaio di euro! Spero davvero che questa esperienza possa essere stata d'insegnamento non solo a noi tre che l'abbiamo vissuta, ma anche a qualche ragazzetto spericolato che magari leggerà prima o poi questa storia di vita vissuta...

Mentre tornavo a casa, solo in auto, non potevo fare a meno di pensare a quanto mi era successo. Che strana la vita: nella stessa serata ho perso la spigola della vita ed ho assistito ad un miracolo...